Il Rapporto Assofranchising 2023 in pillole
Il giro d’affari del franchising prosegue il suo trend di crescita (+7,1%) superando la quota di 30,9 miliardi di euro. Una situazione che favorisce l’andamento positivo, anche se a tassi di crescita inferiori rispetto all’anno precedente (+2,2% vs +4,7%), del numero di punti di vendita in franchising che raggiungono quota 61.162 (+1.313) e degli addetti occupati che si attestano a complessivamente 252.848 (+14.654).
Rimangono sostanzialmente stabili le insegne operative in Italia tra 2022 e 2021 (-1), dopo la contrazione avvenuta nel 2020 (-103) e la crescita del 2021 (+78). Una stabilità che è il saldo derivante dalla cessazione di alcune insegne in particolare nell’ambito abbigliamento per bambini e bar-gelateria, nonché la crescita di nuove insegne in ambito ristorazione, casa e servizi.
Questa fotografia trova spiegazione in molteplici fattori, alcuni anche operanti con forze contrarie: da un lato la ripresa del mercato, con un PIL che nel 2022 traina la crescita dell’Unione europea, la volontà delle famiglie di mantenere stabili i propri consumi e lo stile di vita (anche attingendo alla componente risparmio data la stabilità dei salari), dall’altro non mancano le difficoltà dovute ai costi elevati degli energetici, che hanno pesato sui bilanci delle attività, comprimendone inevitabilmente i margini e portando, in alcuni casi, all’abbassamento definitivo della saracinesca. L’elevata pressione inflattiva, che si è tradotta in maggiori prezzi di vendita per i consumatori, ha in parte contribuito alla crescita a valore del giro d’affari del franchising, che appare superiore alla crescita complessiva dei punti di vendita. Spostandosi con la lente da uno scenario macro ad uno scenario micro, indiscutibile la positiva performance di brand ormai consolidati che hanno rafforzato la propria presenza sul territorio ampliando la rete.
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SCENARIO MACRO ECONOMICO
L’economia italiana ha mostrato una forte dinamicità nei primi 3 trimestri del 2022, trainata soprattutto dalla domanda interna dei consumi delle famiglie e degli investimenti, proseguendo lungo il sentiero della ripresa dalla crisi pandemica già iniziato nel 2021.
L’effetto del calo del potere d’acquisto non si è ancora trasferito sulle vendite al dettaglio, con le famiglie italiane che hanno deciso di accedere ai propri risparmi. Gli indicatori delineano però una prospettiva incerta, che si rispecchia in un IV trimestre che evidenzia un calo del PIL (-0,1%), dopo 7 trimestri consecutivi in positivo.
Da una recente ricerca Nomisma sulle famiglie italiane emerge come nel 2022, quasi 9 famiglie su 10 abbiano adottato alcune strategie di risparmio per far fronte al rincaro dell’energia e all’aumento generale dei costi, fattori che incidono sulle scelte di acquisto. Nonostante gli sforzi di contenimento delle uscite, il 14% ritiene di guadagnare meno di quanto avrebbe bisogno per sostenere le spese necessarie. Nel rapporto tra costo della vita e stipendi medi, l’Italia è il fanalino di coda tra le principali economie europee.
Nel 2023, si prospettano segnali di rallentamento, come conseguenza della perdurante ondata inflazionistica e del suo effetto sul reddito disponibile reale delle famiglie.
GREAT RESIGNATION E CESSAZIONI LAVORATIVE
Il meccanismo scatenatosi in Italia, a seguito della pandemia, ha visto nel 2022 quasi 2,2 milioni di dimissioni volontarie. Un dato, diffuso dal Ministero del Lavoro, in crescita del 13,8% rispetto all’anno precedente, quando in totale erano state 1 milione e 930 mila. Le cause scatenanti sono molteplici, in primis situazioni di burnout che mettono a repentaglio il work-life balance, ma anche una situazione di stipendi considerati non adeguati e la difficoltà di fare carriera all’interno della propria impresa.
Nel 2022, risultano inoltre oltre 751mila i lavoratori che sono stati lasciati a casa dalla propria azienda. Un dato in aumento del 30,2% rispetto al 2021, in cui però era ancora in vigore il blocco dei licenziamenti deciso durante la pandemia. Non si è ancora riassorbito il divario di genere, alimentato dalla pandemia.
Questi fattori, unitamente alla tendenza che vede il posto fisso meno attraente per i giovani, contribuiscono a mantenere in primo piano lo spirito imprenditoriale e il ruolo del franchisor come alternativa flessibile e dal rapido start up.
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